È sempre difficile parlare del mondo della scuola. Troppi stereotipi, molta disinformazione, qualche preconcetto, impediscono di riconoscere quanto il mestiere dell’insegnante sia oggi faticoso e spesso denigrato. Quelli degli insegnanti italiani sono oggi tra gli stipendi più bassi in Europa, con un contratto che non si rinnova dal 2009. Il tutto perfettamente in sintonia con un diffuso sentire, che vede la figura dell’insegnante scendere sempre più in basso nella scala dei ruoli ritenuti socialmente “utili” e quindi apprezzati.
A tutto questo come ha risposto la cosiddetta “buona scuola”? Con il “bonus premiale docenti” per i più meritevoli! Per i non addetti ai lavori diciamo che sono soldi distribuiti a pioggia a tutte le scuole, ed elargiti poi dal dirigente scolastico a quei docenti che questi ritenga appunto meritevoli di essere premiati. Disteso il “pietoso velo” d’obbligo sui criteri che i dirigenti scolastici seguono nell’attribuzione del bonus, diversi da scuola a scuola, perché qui vi assicuro che si è dispiegata una fantasia inimmaginabile, questa bella trovata finora ha sortito come unico effetto quello di mettere i docenti gli uni contro gli altri, pur di accaparrarsi una cifra che definire elemosina non è azzardato, visto che copre più o meno la metà di quello che sarebbe stato l’aumento dello stipendio se il contratto fosse stato rinnovato.
In tutta sincerità mi chiedo: ma che può mai voler dire essere un docente meritevole? Si potrebbero dare decine di attributi alla parola “docente” per renderlo meritevole, ma a mio avviso qualunque attributo positivo non potrebbe che essere compreso nella definizione stessa di “docente”! I docenti dovrebbero essere tutti, per definizione, meritevoli, o non dovrebbero fare i docenti! Perché premiare chi fa semplicemente il proprio dovere? Perché non ribaltare la questione ed avere il coraggio di sostenere una volta per tutte che chi non sa fare il proprio lavoro, docente o no, merita di essere licenziato?
Qualche tempo fa l’ex primo ministro Renzi ebbe a dire che sulla scuola sono stati fatti alcuni errori. Eppure ricordo che ci fu un’ampia discussione su questa riforma, una consultazione sul sito del ministero dell’istruzione, dibattiti televisivi e nelle scuole. Peccato che alla fine non si sia tenuto conto minimamente dei ripetuti inviti rivolti da sindacati e associazioni di docenti a recedere su alcuni contenuti, che infatti poi si sono puntualmente rivelati infausti. Un pizzico di umiltà, l’accoglimento di suggerimenti che venivano da chi la scuola la vive da decenni giorno per giorno, avrebbero consentito forse di approdare ad una buona riforma. Ma tant’è, oggi i primi brutti risultati si vedono.
Primo fra tutti le assunzioni dei cosiddetti insegnanti destinati al potenziamento. L’intento era quello di destinare alle scuole che ne avessero fatto richiesta, un certo numero di insegnanti che appunto potessero potenziare determinati insegnamenti previsti nel piano dell’offerta formativa della singola scuola, anche sotto forma di attività progettuali extracurricolari. Cosa estremamente positiva, non fosse per il fatto che la maggior parte delle scuole che hanno richiesto una determinata tipologia di insegnanti hanno visto arrivare in sala docenti insegnanti di discipline addirittura non previste in quegli ordinamenti didattici.
Per intenderci valga un solo esempio per tutti: insegnante di diritto immesso in ruolo in un liceo scientifico, dove notoriamente non si studia il diritto. Risultato? Centinaia di insegnanti trascorrono la mattinata in sala docenti, a girarsi i pollici, frustrati e umiliati, nell’attesa di essere utilizzati, nella migliore delle ipotesi, per qualche supplenza! E intanto migliaia di cattedre rimangono ancora scoperte, migliaia di classi ancora soggette al vecchio balletto degli incarichi annuali, migliaia di ragazzi costretti a cambiare insegnanti ogni anno, alla faccia della continuità didattica!
E che dire della bella novità dell’alternanza scuola-lavoro? A sentire i ragazzi che la stanno facendo, non sembra un’esperienza esaltante trascorrere 200 o 400 ore lungo il triennio delle superiori, a fare fotocopie nell’ufficio di qualche azienda!
E si potrebbe continuare a lungo nell’analisi critica della riforma, ma il rischio di tediare il lettore è alto!
È solo il caso di aggiungere, concludendo, che di sicuro qualcosa non ha funzionato. Incapacità? Superficialità? Mancanza di controllo sull’attuazione della riforma? Quello che è certo è che nell’opinione pubblica è passato solo il messaggio che “sono stati assunti migliaia di docenti”. Nessuno approfondisce, nessuno ha voglia di documentarsi, nessuno vuole leggere criticamente la realtà della scuola. E così si alimenta sempre più il luogo comune… “questi fannulloni di insegnanti non sono mai contenti”!
Nunzia Calderazzo
Insegnante presso CPIA Stretto Ionio
(Centro Provinciale Istruzione adulti)