Per liquidare frettolosamente il pensiero di chi non è nelle nostre corde, per svilire anche la carica di entusiamo e di freschezza che un umile ragionamento può apportare ad un dibattito stanco, usiamo spesso l’epressione “chiacchiere da bar”. Un po’ come dire: “Okay, ma su questo la sentiremo un’altra volta”. Sarà capitato un po’ a tutti noi di cadere in questa tentazione.
Eppure, se riprendiamo in mano il testo di una canzone famosa di Gino Paoli, Quattro amici al bar, possiamo addirittura mettere in discussione il poco valore che viene attribuito alle chiacchiere da bar.
Vediamo un po’:
Eravamo quattro amici al bar
che volevano cambiare il mondo
(…) si parlava con profondità di anarchia e di libertà
tra un bicchier di coca ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò.
Eravamo tre amici al bar
(…) si parlava in tutta onestà di individui e solidarietà
tra un bicchier di vino ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi però.
Eravamo due amici al bar
(…) si parlava con tenacità di speranze e possibilità
tra un bicchier di whisky ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi sarò.
Che fine abbiano fatto i quattro amici non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che il numero dei volenterosi si è ristretto parecchio, stando al finale della canzone. Il punto, però, è un altro. Non ha importanza il luogo in cui ci incontriamo, in cui ci scambiamo i perchè, i farò, i però, i sarò, i nostri punti di vista sulla libertà, la solidarietà, per rifarmi alla canzone. Hanno importanza le persone, abbiamo importanza noi. Anche nelle sedi di partito, del sindacato, nel Parlamento possono esserci solo chiacchiere…pure retribuite.
Ciò che conta è quello che riusciamo a scambiarci, la tenacia e la perseveranza nel dare seguito, nella concretezza, alle parole ricche di senso. Non è mia intenzione svilire l’importanza di alcuni luoghi della vita pubblica, come quelli che ho succitato. La provocazione serve a far comprendere che la vera sfida oggi è riuscire a parlarsi. “Guardarsi negli occhi senza sfidarsi; avvicinarsi gli uni gli altri senza incutersi paura; aiutarsi scambievolmente senza compromessi; cercare il dialogo tenendo presente la differenza tra errore ed errante” (Papa Giovanni XXIII).