Nei giorni scorsi il neo ministro della Pubblica Istruzione Lorenzo Fioramonti è tornato sulla questione “crocifisso sì o no” nelle aule scolastiche. Una questione, in verità, chiusa nel marzo del 2011 con un pronunciamento della Corte Europea dei diritti dell’uomo. In pratica, nessuna violazione del diritto all’istruzione, alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche.
Le reazioni alle dichiarazioni del ministro, nonostante tutto, sono state tante e diverse.
Io non temo alcuna scomunica nell’affermare che per me il problema non si pone. Cosa voglio dire? Dico che per me il crocifisso potrebbe anche non essere esposto. Non mi sentirei offesa, né tanto meno derubata della mia identità o delle mie radici. Viviamo in uno stato laico e il compito dei cattolici è principalmente quello di essere presenti nello spazio pubblico con discernimento, impegno ed una testimonianza dialogante.
Oggi quel crocifisso di cui moltissimi politici parlano è davvero soltanto un simbolo, nulla di più. Un simbolo al quale, tra l’altro, viene attribuito un significato diverso da quello vero. Un crocifisso che non riconosco. Un dio in cui non credo.
Molti dei politici, dei giornalisti, dei cittadini che oggi difendono il crocifisso nelle aule scolastiche o, più in generale, negli edifici pubblici, sono in realtà dei guerrafondai, dei manettari, vogliono la morte del peccatore, tanto che nessuna possibilità di redenzione è a lui concessa. Ambiscono ad essere giudici e padroni della vita di altri uomini. Il loro è un crocifisso velato.
Il Crocifisso risorto, che io conosco e nel quale credo, ha anche detto:
“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”.
“Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”.
“Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”.
Quanto la nostra società sia oggi impregnata di questi sentimenti, di questo amore, è difficile dirlo. E’ altrettanto difficile comprendere perchè si difenda tanto un simbolo se poi si nega il significato con la propria esistenza e il proprio operato. Quali radici difendiamo se le ignoriamo e ci nutriamo altrove di ira e onnipotenza?
Oggi più che mai risuona forte la domanda che Gesù rivolse ai suoi discepoli: “Chi dice la gente che io sia? E voi chi dite che io sia?”
Forse dovremmo ripartire da qui.