“Ci vediamo a pranzo”, “Meno male che oggi è sabato”, “Buon lavoro, tesoro mio”. Queste sono alcune delle frasi che avrà pronunciato o ascoltato il 25enne Giacomo Campo che ieri è rimasto vittima dell’ennesimo incidente sul lavoro. Ebbene sì, un altro nome si aggiunge alla lunga lista degli incidenti sul lavoro. Una tragedia che, da quanto è possibile apprendere in queste ore, poteva essere evitata se solo fossero state attivate tutte le procedure di sicurezza. Una vita barattata per un pugno di minuti, per un niente, per il nulla.
Qualcuno ieri ha parlato di ennesima vittima del profitto. Quale profitto? Questa è pura ignoranza. Rimane da domandarsi fino a quando consentiremo che questa malabestia continui a condizionare le nostre esistenze, a schiacciare le nostre vite come quel rullo ha schiacciato per sempre la vita del giovane pugliese.
Qualcuno ieri ha usato il temine “inammissibile”. Perchè chiamiamo inammissibile ciò che lasciamo che accada sotto i nostri occhi? Il responsabile del settore Ilva avrebbe potuto evitare la tragedia, avrebbe potuto scegliere diversamente. Non l’ha fatto. Non sappiamo se il giovane abbia mostrato qualche perplessità prima di iniziare, se abbia avanzato qualche domanda, se chi di competenza abbia prestato ascolto alle sue perplessità.
Qualcuno ieri ha detto che è necessario ribellarsi. Perchè chiamiamo in causa la ribellione mentre la nostra coscienza dorme? San Giovanni Paolo II ha scritto che “solo la rivoluzione della carità può accendere nel cuore degli uomini la speranza di un futuro migliore”. Quale futuro è possibile a conti fatti, se questo presente è carico di una paura che immobilizza, che porta a compiere scelte sbagliate? Può un futuro che appare fosco, cupo, incerto, convincere un uomo che un presente mediocre, senza vita, sia persino più sopportabile?
Un uomo che ignora la propria dignità non potrà mai riconoscerla nel suo prossimo. Un uomo che non ha rispetto per la sua vita, non potrà mai rispettare la vita dell’altro. Eppure è proprio dal significato e dal valore della vita che dovrebbe ripartire tutto.
L’ impegno più urgente che ognuno di noi, a prescindere dai ruoli che riveste, dalle professioni che svolge, deve assumere nei confronti dell’altro è uno soltanto: ripartire dalla vita.