Sono giorni che mi domando se sia più pericolosa la corruzione o l’incompetenza. Possiamo ritrovare entrambe in qualsiasi ambito della vita sociale, lavorativa, politica e forse a poco serve domandarsi quale delle due condizioni sia più problematica. Siamo comunque in presenza di un intreccio pericoloso.
Certo è che riuscire ad individuare l’ incompetenza, circoscriverla e neutralizzarla potrebbe voler dire circoscrivere e neutralizzare meglio la corruzione. Chi è incompetente, chi non ha cura del proprio essere, della sua identità di cittadino, di lavoratore, di politico è certamente più sensibile alle lusinghe di chi vuole corrompere, fino a diventare egli stesso un probabile corruttore, parte integrante di un preciso sistema.
Il punto è proprio questo, forse. Oggi parliamo molto e con orrore della corruzione. Ritieniamo doveroso e giusto (almeno a parole) denunciare e contrastare tale piaga.
Allo stesso tempo trattiamo con tiepidezza il tema dell’incompetenza e le attribuiamo il significato di semplice, se non addirittura innocua (che vuoi che sia!) inefficienza professionale.
Essere incompetenti, adagiarsi nell’incompetenza nasconde delle ragioni più profonde e l’uomo dovrebbe ricercarle dentro se stesso.