L’accesso alla carta stampata rappresenta uno degli elementi cardine per il buon funzionamento di uno Stato democratico.
I quotidiani, le trasmissioni radiofoniche e i telegiornali contribuiscono alla formazione dell’opinione pubblica e alla costruzione sociale della realtà in un determinato Paese.
Per garantire un corretto funzionamento del sistema democratico e un prezioso servizio ai cittadini, i mezzi di comunicazione di massa devono perciò poter operare in un contesto caratterizzato da alcuni punti cardine:
1) le informazioni riportate devono essere verificabili;
2) deve essere garantito il pluralismo e l’indipendenza dei mass media.
Tuttavia, secondo i dati riportati dall’organizzazione non governativa RSF(Reporter senza frontiere), la libertà di informazione è minacciata in molti Paesi del mondo. La situazione, rispetto all’anno scorso, continua a peggiorare drasticamente.
I giornalisti detenuti in prigione a livello mondiale sono ben 533: in Cina sono stati imprigionati 110, in Birmania 62, in Iran 47, in Vietnam 39 ed in Bielorussia 31.
In questa classifica compare per la prima volta l’Iran che sta implementando misure drastiche per reprimere le proteste sociali contro il regime degli ayatollah.
Tutti i giornalisti che stavano fornendo un servizio fondamentale nel documentare la realtà dei fatti nel regime sono stati bloccati e condotti in prigione.
L’auspicio è che la comunità internazionale intervenga al più presto per tutelare tutti coloro che rappresentano la linfa vitale della comunità, locale e/o nazionale che sia.