Sono giornate molto intense per i leader dei Paesi Nato (alcuni dei quali partecipanti anche al G7) , quelle che stanno susseguendosi nelle ultime settimane.
Il vertice dell’Alleanza Atlantica, tenutosi questa settimana in Spagna, ha contribuito ad approfondire il contenuto di alcuni punti già discussi in Germania dai rappresentanti dei 7 Paesi più sviluppati a livello mondiale.
Dopo aver superato lo stallo da parte del governo turco riguardo l’adesione di Finlandia e Svezia all’Alleanza Atlantica, i Paesi membri della Nato insieme ai futuri colleghi stanno definendo un ulteriore quadro organico di sanzioni nei confronti della Federazione Russa a 125 giorni dall’invasione dell’Ucraina.
Da notare come nel documento strategico approvato dall’Alleanza durante l’ultimo vertice, la Russia venga definita come minaccia, mentre dieci anni fa nell’ultimo documento programmatico approvato era considerato un “partner strategico per l’Occidente”.
Mario Draghi (Premier italiano) ha ribadito, dopo aver raggiunto l’intesa all’unanimità con i suoi partner internazionali, che Putin non verrà invitato al G20 che si terrà in Indonesia il prossimo autunno. Affermazione utile a rimarcare l’isolamento a cui è stata relegata la Federazione Russa dopo l’invasione ucraina.
Intanto, aumenterà notevolmente il numero di truppe NATO presenti in Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria, utili a rinforzare il già ben stanziato contingente presente in Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania.
I leader del G7 sono anche al lavoro per mettere sul tavolo le basi per una stabile e proficua relazione economica con la Cina guidata da Xi Jinping, sempre più concorrente nella conquista dei fondamentali asset economici a livello globale.
Gli Stati Uniti, in particolare, puntano a controbilanciare la poderosa crescita economica cinese grazie ad un importante piano di investimenti in infrastrutture e tecnologia.
Una tematica di cruciale importanza al centro delle trattative degli scorsi giorni sono state le migrazioni.
Ogni estate tornano ad aumentare notevolmente, complice la bella stagione e la stabilità delle acque che permettono di navigare con più facilità.
Degli scorsi giorni, infatti, l’ennesima tragedia al largo delle coste spagnole: un’imbarcazione di fortuna proveniente dalle coste del Marocco si è arenata causando la morte di almeno 37 persone.
Si attende una risposta unitaria da tutta la Comunità europea. Facendo esperienza di tutti i tragici episodi succedutisi nelle scorse estati, le istituzioni europee dovranno mettere mano velocemente al Trattato di Dublino, approvato negli anni ’90 e ormai anacronistico per la nuova dimensione globale che hanno assunto le migrazioni. Congiuntamente, serve stipulare accordi più sicuri con i Paesi di provenienza dei profughi/rifugiati/richiedenti asilo, in vista di un futuro rimpatrio.