Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, più di un mese fa aveva provato a fare il punto sullo Stato e la crisi di liquidità ai tempi del Covid-19. Nel suo intervento “Curiamo le imprese“, pubblicato su La Repubblica, menzionava una misura da adottare e da mettere in campo insieme alle altre: il pagamento dei crediti commerciali che le imprese vantano nei confronti delle amministrazioni pubbliche.
Ecco alcune delle motivazioni poste a sostegno della sua tesi:
“Un intervento che non prevede spesa pubblica in extra-deficit, in quanto fa riferimento a impegni finanziari già assunti nel bilancio dello Stato. La Banca d’Italia stima il valore dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche in 52,4 miliardi di euro. Una cifra ben superiore a quanto stanziato con il decreto “CuraItalia”. Sarebbe una preziosa iniezione di liquidità, da versare in maniera costante e progressiva o prevedendo compensazioni in fase di adempimenti fiscali. In questo modo, oltre a dare un aiuto concreto e diretto alle imprese, si curerebbe una grave anomalia italiana”.
A tutt’oggi non sembra che il suggerimento del Direttore Generale del Censis sia stato accolto.
Eppure, ci sarebbero motivi per farlo. Eccone almeno due: la rapidità con la quale il provvedimento potrebbe essere messo in campo e l’impegno da parte delle amministrazioni pubbliche a rispettare i termini di pagamento che, secondo la direttiva europea, non dovrebbero superare i 30 giorni. A motivo del mancato rispetto di questa condizione, l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea ad inizio gennaio.
Cosa aggiungere?
Speriamo che il buonsenso prevalga.