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venerdì, Settembre 20, 2024

Leo: il cuore, il lavoro, la strada

Il trasporto su strada rappresenta la modalità più utilizzata per il trasporto delle merci; in Italia, più dell’85% dei trasporti, in termini di tonnellate-kilometro, viene effettuato via camion. (Fonte Contship, agosto 2019).

Quello del trasporto su gomma è un mondo che non può essere raccontato soltanto attraverso numeri e statistiche. Come sempre il lavoro, per essere davvero compreso, deve essere raccontato attraverso la vita del lavoratore.

In un tempo in cui tutto sembra essere sospeso, tutto necessita di essere ricompreso, perchè finora troppo scontato, emerge forte la voce di una donna, Chiara, che racconta così il lavoro e la vita del marito Leonardo:

“Il camionista non è un lavoro che si può fare per ripiego o perché non se ne trova un altro. Fare il camionista è una vocazione. Il senso del dovere di un camionista, il portare a termine il suo servizio è paragonabile a quello di qualcuno che sceglie di servire la Patria o il prossimo.

Fare il camionista non è facile, specialmente al giorno d’oggi e con le leggi vigenti, a volte davvero molto restrittive. Un camionista deve gestire carichi e consegne in 9-10 ore di guida, spalmate in 13 ore di impegno giornaliero, che a volte possono diventare 15; deve destreggiarsi tra soste, riposi giornalieri e settimanali. Sa che ora parte, di certo, ma non sa mai a che ora torna. Difficilmente fa rientro a casa la sera stessa.

A Leonardo, mio marito, è capitato di rimanere a dormire a 15 km da casa, senza poter rientrare per una cena calda con la sua famiglia. Noi non ne facciamo un dramma. Durante la settimana siamo abituati ormai ad organizzarci anche all’ultimo minuto.

Sappiamo che la nostra vita è così. Non è facile la vita di un camionista e non lo è neanche per chi sta a casa. Nonostante mio marito cerchi di essere il più presente possibile, sono io che faccio da mamma e da babbo ai miei figli che, a volte, vedono il babbo solo nel week end.

Leonardo, ha una media giornaliera di 700/800 km, percorre la tratta dal Valdarno alle Acciaierie del Nord Italia, in pratica consegna e ricarica nelle attuali zone rosse. Lui cerca di applicare le regole alla lettera, è munito di mascherina, guanti in lattice, ma la preoccupazione c’è, inutile nasconderlo.

A volte resta in quelle zone per motivi logistici, e le aree di sosta, in base all’ultimo decreto, chiudono alle 18. Si organizza come meglio può, portandosi da mangiare da casa, ma il problema è che non può utilizzare servizi o docce e perciò deve arrangiarsi: salviette giganti, disinfettanti o riserve d’acqua preparate e da utilizzare, appunto, in casi estremi o d’emergenza.

Fare il camionista è uno dei lavori più difficili, uno dei lavori più rischiosi, dei più bistrattati e meno remunerati. Il camionista si muove col sole, sull’asfalto bollente e con la neve e l’asfalto ghiacciato. E’ lento, ingombrante, dà fastidio, copre la visuale e si prende più diti medi di chiunque, perché le persone, in auto ora sono abituate a correre, ad avere sempre fretta.

Il camionista è lento nel fare manovra, nel fare un sorpasso, e molti automobilisti si comportano in maniera talmente arrogante, irresponsabile e incosciente, che mettono a rischio anche la vita degli altri.

In pochi si ricordano che il camionista ha anche una famiglia che lo aspetta a casa, che se sei in difficoltà difficilmente se ne fregherà, che non è per strada per fare un dispetto a nessuno. Fa quel mestiere per vocazione e per la famiglia, con cuore, con senso del dovere, per permettere alle aziende di continuare a produrre, per permettere la consegna e la presenza di cibo fresco per tutti, per permettere l’informazione.

Anni fa, durante una coda che si era creata sull’autostrada a causa della neve, Leonardo ha ospitato sul letto del suo camion una famiglia che aveva finito il carburante e che era al freddo.

Anche ora, a disprezzo del rischio ad essere esposti a questo virus, i camionisti portano avanti il loro lavoro.

Non ho sentito nessuno che abbia deciso di fermarsi o che si sia rifiutato di fare una consegna. Durante i nostri viaggi negli Stati Uniti abbiamo più volte visto e conosciuto autisti; in quella terra vengono considerati una delle categorie di lavoratori più rispettabili. Anche loro sono spesso lontani da casa, ma sono davvero ben retribuiti.

Lo stipendio di Leonardo è un terzo del loro. I nostri autisti andrebbero apprezzati di più. Per loro sarebbe più gratificante che avete uno stipendio più alto”.

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