Ancora altri 60 giorni perchè in Parlamento si ritorni a parlare di salario minimo. Pierpaolo Bombardieri, Segretario generale UIL, esprime dissenso per la decisione del Governo di rinviare la discussione e invoca uno sciopero generale. Subito? Prossima settimana? Macchè!
Tra 60 giorni. Anzi, no! Ad ottobre il sindacato dovrà decidere se indire o meno uno sciopero generale.
Famo a capisse, però.
Il sindacato accusa il Governo di fregarsene dei poveri e in tutta risposta procrastina anch’esso il come, il quando e il se dare forma e sostanza al dissenso? Che senso avrebbe, poi, organizzare uno sciopero generale alla riapertura del dibattito in Parlamento?
E ancora: 60 giorni in più rispetto a quanto altro tempo già trascorso?
Del salario minimo si parla da anni.
Il primo tentativo del legislatore risale al Jobs Act. La legge n. 183/2014 conteneva una norma di delega al Governo finalizzata all’introduzione di un salario minimo legale nei settori non regolamentati dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative sul piano nazionale. La Storia, poi, racconta di un Governo che preferì non procedere con l’attuazione della delega, vista anche una non timida opposizione sindacale. E qui ci sarebbe da aprire un mondo di considerazioni…
Al 2018 risalgono due disegni di legge: il n.310/2018 del PD e il 658/2018 del M5S. I due DdL si differenziavano per il quantum del salario orario: 9 euro netti secondo la proposta del PD (da incrementarsi secondo gli indici Istat), 9 euro lordi nel DdL del M5S (da incrementarsi secondo l’indice Ipca).
Oggi le opposizioni, al netto di Italia Viva, hanno firmato e depositato alla Camera una proposta di legge che miri a recepire i contenuti della direttiva comunitaria 2022/2041 sul salario minimo e a combattere i contratti collettivi pirata.
Ad aggravare ancora di più il quadro della situazione ritengo ci sia ancora la scarsa conoscenza dei risvolti (più positivi o più negativi?) che l’istituto avrà, viste le innumerevoli contraddizioni interne che caratterizzano il nostro Paese.
Ad ottobre, dunque, si ripartirà dalle comiche?
Peccato che ci sia in gioco molto più di una risata sotto l’ombrellone, ai bordi di una piscina o in un locale esclusivo come il Twiga. La tentazione di procrastinare, di lasciare sullo sfondo, irrisolte, questioni importanti del presente sembra invincibile.
Sarebbe già un risultato riuscire a non parcheggiarle in un domani dai contorni sempre più incerti.
Sarebbe un primo passo riuscire a depositarle nel grembo di un’alba già gravida di un tempo buono che verrà.