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martedì, Febbraio 11, 2025

Perchè il tempo non basta mai?

a cura della *Dott.ssa Marina Di Ceglie

Nel mondo del lavoro la frase più ricorrente è “Mi sento sotto pressione, non mi basta il tempo”, spesso abbinata a “Questo è un periodo particolare perché…”. Seguono scadenze e criticità di varia natura che sono talmente ricorrenti da far sospettare ad un osservatore esterno e più lucido che si tratti di una condizione cronica, non certo di un’eccezione.

Una quantità sempre più imponente di email, messaggi, videoconferenze, telefonate, spostamenti, riunioni, imprevisti e attività varie ed eventuali riesce ad assorbire quella risorsa tanto immateriale quanto preziosa che è segnata dall’alternarsi del giorno con la notte, determinando l’avvicendarsi di settimane, mesi, anni.

Troppo spesso il tempo di lavoro sconfina nel tempo personale, complice anche la situazione di smartworking contingente, e il controllo della situazione, ormai, mette in crisi anche i più organizzati: telefonate, messaggi ed e-mail non hanno più un limite orario ed i professionisti si sentono spesso in dovere di farvi fronte, anche perché “Se il collega che mi manda l’e-mail sta lavorando, come posso io fare diversamente?”

Nel cosiddetto tempo libero si rincorrono doveri, intenzioni, progetti e sogni, vedendo questi ultimi dissolversi, fino a scomparire in una rinuncia di fatto “Ormai…”.

Si vive in costante affanno, con l’ingenua aspettativa di dilatare all’infinito le giornate, affrontando il mare magno delle cose da fare così come si presentano, senza una bussola e senza considerare le correnti e il vento.

“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. (Seneca)

Occorre aver chiari gli obiettivi di medio-lungo periodo e i micro-obiettivi quotidiani per poter prendere decisioni e dedicarsi a ciò che è prioritario, mettendo da parte il resto per posticiparlo o ignorarlo del tutto.

Alla base c’è il saper dire no alle interferenze che possono distogliere dalle attività più produttive e funzionali, con tutte le responsabilità che ne conseguono, ma la fretta toglie la lucidità nella presa di decisione e si finisce per dire sì a tutto e a tutti e il risultato è la stanchezza e la frustrazione per giornate scarsamente produttive e gratificanti, senza contare lo stress per sostenere ritmi costantemente incalzanti.

Per un work-life balance soddisfacente e una focalizzazione su ciò che è davvero significativo a livello professionale e personale un grande aiuto sta nel crearsi delle semplici e sane abitudini:

· quando si programma un’attività stabilirne non solo l’orario di inizio ma anche quello di fine (il lavoro ad oltranza rende inefficaci!);

· definire gli orari in cui ci si rende disponibili ai contatti di natura professionale ed educare gli interlocutori a rispettarli;

· gestire la corrispondenza professionale via e-mail e chat nei momenti più opportuni all’interno e non ogni volta che arriva la notifica;

· valutare attentamente le richieste altrui rispetto ai propri obiettivi e gestirle di conseguenza, sempre con coerenza.

Per godersi il “viaggio” è, inoltre, fondamentale abituarsi ad usare l’agenda non solo per le attività lavorative ma anche per coltivare ciò che è nutriente, significativo e rigenerante, fissandovi gli impegni più piacevoli: incontrare quell’amico che non si riesce a vedere da mesi, andare al cinema col partner, fare una passeggiata all’aria aperta, ecc.. consentendo, in tal modo, di dare forma e qualità al tempo vivendolo pienamente.

*Da venticinque anni si occupa dello sviluppo dell’efficacia e del potenziale personale e professionale avvalendosi delle sue competenze in Psicologia del lavoro, Formazione e Coaching.

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