Può la morte di un uomo abbattersi come pioggia di vita e di speranza su un Paese dedito a costruire falsi idoli? Mentre molti italiani ricordano con le mani giunte chissà quali grazie ricevute da un dio sottratto da poco alle loro braccia, ecco che la notizia della tragica morte di un uomo buono, Luca Attanasio, giunge a noi tutti.
L’effetto è quello di uno schiaffo ben assestato, che fa male, molto male.La morte dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo ci ha ricordato quanto i confini della vita del nostro Paese vadano oltre la piccola politica interna di tutti i giorni, alla quale, ahimè, ci siamo anche abituati.
La principale preoccupazione di molti è scrivere un post ogni giorno, ma che dico, ogni ora, per onorare la memoria di Santo Conte Da Casalino. Non sia mai che venga meno la nostra venerazione! Quale colpa! Quale inferno ci attenderebbe se mancassimo in questo impegno quotidiano.
Quanta miseria!
Siamo circondati dagli argomenti vuoti, dalle parole stanche dei principali attori politici, ma anche dei giornalisti, dei virologi, dei tuttologi, in perenne lotta contro tutti e contro se stessi. La misura è colma. Siamo nel pieno di una pandemia, vero, ma le condizioni difficili in cui siamo chiamati ad operare costituiscono un motivo in più per svolgere il nostro ruolo con altruismo e solidarietà.
Luca Attanasio ci lascia soprattutto questo insegnamento.Ho citato Luca Attanasio, ma il mio pensiero va alle persone che hanno perduto la vita nello stesso attentato e a tutti coloro che ogni giorno sfidano tempeste, strade accidentate per fare il proprio dovere con equilibrio e serietà.